I semi dell’altro mondo possibile

Gli zapatisti e le zapatiste in Italia

In diverse regioni d’Italia si stanno tenendo incontri con l’ampia delegazione zapatista che sta girando l’Europa. Si tengono come essi hanno richiesto: senza la logica dell’evento propagandistico, senza passerelle al microfono, senza l’invadenza dei social, senza i selfie, senza figure istituzionali che danno i classici saluti di benvenuto. La stessa pubblicizzazione degli appuntamenti è affidata più al passaparola che alle tecniche della costruzione propagandistica dell’evento.

Le zapatista e gli zapatisti che stanno parlando con noi in questi giorni – così come già in Germania, Austria, Francia, Spagna, Polonia – sono venuti per mettere in relazione la loro lotta e la loro resistenza con le lotte e le pratiche di resistenza che esistono nel vecchio continente. Hanno chiesto la partecipazione non semplicemente di coloro che coltivano una opinione critica verso l’attuale stato delle cose, ma soprattutto di coloro che agiscono, in varie forme e in vari campi, per trasformarlo. Così gli incontri sono partecipati nel modo giusto: proprio come confronto aperto tra compagne e compagni. E le discussioni stanno confermando la grandezza quasi unica dell’esperienza del Chiapas.

Si tratta ovviamente di un contesto molto diverso da quello che abbiamo in Italia e in Europa. Le comunità liberate del Chiapas comprendono solo alcune centinaia di migliaia di persone e hanno una forte caratterizzazione rurale e indigena, per cui le pratiche specifiche che le caratterizzano non sono “esportabili” così come sono, non sono applicabili altrove nelle stesse forme e con le stesse modalità. E però la loro caratterizzazione profonda – cioè, l’autorganizzazione delle attività economiche, sociali e politiche, l’orizzontalità dei meccanismi decisionali, l’assoluta prevalenza del bene comune sugli interessi individuali, e soprattutto il senso comune di fraternità e condivisione – alludono linearmente ad una nuova idea di rivoluzione, l’unica che possa avere davvero una chance in questo XXI secolo.

Il punto, infatti, è di battersi non soltanto per una nuova società, ma proprio per una nuova umanità. Con dinamiche indirizzate già in partenza non solo al superamento delle ingiustizie e delle disparità sociali ma anche, e forse soprattutto, al superamento della “vita egotica” così terribilmente innervata nella storia del capitalismo e della borghesia.

È impossibile spiegare in poche parole cosa sia in concreto il Chapas oggi, e quale contenuto universale sia racchiuso in questa formidabile esperienza di resistenza e liberazione umana localizzata in un piccolo territorio del Messico continuamente minacciato e aggredito dall’esercito regolare e dagli squadroni paramilitari, che hanno cercato di spegnerla in tutti i modi senza riuscirci,. D’altra parte, i lettori più costanti della nostra piccola rivista sanno già che gli zapatisti rappresentano per noi, assieme  all’esperienza del Rojava animata dalla resistenza curda, una esemplificazione del concetto di rivoluzione che occorre ridefinire in questo XXI secolo.

Non si tratta, è bene precisarlo, di “fare come in Chiapas o in Rojava”. In quel modo schematico e improduttivo hanno cocciutamente ragionato i rivoluzionari del XX secolo. Per noi, invece, si tratta di tesaurizzare e utilizzare, anche nelle nostre latitudini e nel nostro contesto di società a capitalismo avanzato, alcuni semi di “mondo alternativo” che lì sono cresciuti, nonostante tutto e a dispetto di tanti.

Così, per dare alle lettrici e ai lettori una prima idea di massima di cosa stiamo parlando, pubblichiamo (da uno degli opuscoli che gli zapatisti ci hanno portato) alcune pagine di una discussione reale sulle “giunte di buon governo”, che sono una delle forme di auto-organizzazione dei municipi liberati.

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Domanda    Non ho capito bene le forme di sostegno che i villaggi danno ai membri della Giunta di Buon Governo, e soprattutto vorrei sapere come si stanno organizzando a livello di zona che fa riferimento al Caracol I.

Risposta     Ci sono stati differenti modalità di sostegno, oltre a quello già detto. Alcuni compagni, ad esempio, vengono aiutati nel loro lavoro, anche se in ogni villaggio hanno preso accordi differenti. Se ad un compagno si devono rimborsare 15 giorni nei quali va a svolgere il suo turno di autorità, 15 compagni si turnano quotidianamente per lavorare il suo campo; oppure gli si rimborsano sotto questa forma 7 o 8 giorni, ed i restanti 8 giorni gli vengono contabilizzati come fossero parte di quei giorni che avrebbe dovuto offrire come servizio al suo villaggio in quanto membro della comunità. In altri posti è diverso, per esempio si appoggiano i compagni con del mais o fagioli. Ci sono persino dei compagni che non ricevono nessun tipo di sostegno perché nel loro villaggio non si è ancora trovato un accordo; ma in questi casi il compagno non si è tirato indietro ed ha continuato a svolgere il suo incarico.

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Domanda   Vorrei domandare se è solamente il villaggio in cui vive il compagno che lo sostiene oppure è l’intera zona.

Risposta    Da allora non c’è stato sostegno a livello di zona. Si sono organizzati i villaggi, ed in alcuni posti a livello di municipio, però fino ad ora non ci sono stati appoggi a livello di zona.

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Domanda     Quanto tempo dura un mandato della Giunta di Buon Governo?

Risposta     Tre anni; per cui, con l’attuale Giunta siamo al quarto gruppo di compagni.

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Domanda    E’ successo che dei compagni perdano l’entusiasmo e lascino il loro incarico?

Risposta   Si, è successo che dei compagni perdano l’entusiasmo per vari motivi e poi lasciano l’incarico. Alcuni dicono “me ne vado per questo” e spiegano le loro motivazioni, altri non danno nemmeno spiegazioni, finiscono il loro turno e poi non tornano più. A quel punto siamo costretti ad informare il suo villaggio di ciò che è successo, ed il villaggio deve nominare un’altra persona che lo sostituisca per non lasciare un vuoto.

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Domanda    La Giunta di Buon Governo è qualcosa a parte rispetto al Consiglio municipale?

Risposta      E’ così.

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Domanda     Dall’inizio della Giunta di Buon Governo ci sono state compagne che vi hanno partecipato come membri?

Risposta      Fin dall’inizio c’è stata una compagna che vi ha partecipato, perché era già membro dell’Associazione dei Municipi Autonomi, e siccome il gruppo della direzione dell’Associazione dei municipi diventò la Giunta di Buon Governo, di conseguenza anche questa compagna diventò parte della Giunta di Buon Governo. Nel secondo periodo c’erano già più compagne, perché si era lavorato molto nelle comunità per creare la consapevolezza dell’importanza del far partecipare le donne. Nel secondo periodo c’erano sei compagne ed in questo ce ne sono dodici. Così, con molto sacrificio e molto sforzo, le compagne hanno messo a disposizione la loro partecipazione.

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Domanda      Come si nominano le compagne, si scelgono tra di loro oppure lo fanno insieme uomini e donne? Qual è la forma attraverso la quale si scelgono le compagne?

Risposta      Secondo i nostri accordi è al livello del consiglio municipale che avviene la scelta delle compagne per la Giunta. Ogni municipio deve contribuire con il nominare una o due compagne, e la loro proposta viene poi passata ai villaggi. La scelta di membri della Giunta, sia uomini che donne, si basa su una logica di turnazione, per cui si cerca di fare in modo che vengano nominate persone di villaggi che non hanno ancora dato questo tipo di contributo. Quando si decide di nominare una donna non è che si riuniscono le donne da sole e la scelgono, ma lo si fa in assemblea, con la partecipazione di uomini e di donne. Funziona così, è una specie di turno che gli tocca ad ogni villaggio; al villaggio che gli tocca, deve scegliere tra i propri membri chi andrà a svolgere quell’incarico.

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Domanda      Quanti sono i membri della Giunta?

Risposta       Nella prima Giunta erano 8; nella seconda 12; mentre adesso, in quella attuale, sono 24 compagni.

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Domanda     Quanti municipi fanno parte della Giunta di Buon Governo?

Risposta       Nella nostra zona ci sono 4 municipi autonomi.

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Domanda      I membri della Giunta come raggiungono il caracol?

Risposta       Se c’è un mezzo di trasporto si va con esso, altrimenti camminando. Il costo del passaggio viene pagato con quelle poche risorse su cui conta la Giunta; l’autorità riceve questo, il costo del suo passaggio. Se per esempio costa 20 pesos, riceve i suoi 20 pesos per venire e i 20 pesos per ritornare.

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Domanda     Come si copre l’alimentazione dei membri della Giunta?

Risposta      È lo stesso, lo si fa a partire dalle risorse di cui conta la Giunta. All’inizio, nel primo periodo della Giunta, ogni compagno doveva portare le sue tostadas (tortillas di mais tostate, alimento adatto per conservarsi vari giorni. n.d.t.), solamente quelle. Poi, nei periodi successivi abbiamo cambiato il modo, ed adesso paghiamo tutti gli alimenti con le risorse della Giunta.

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Domanda      Quando dei delegati terminano il loro mandato, escono alcuni e restano altri; è lo stesso gruppo che resta e come?

Risposta      No, all’inizio eravamo otto membri, che durammo così per due anni, ed all’inizio del terzo anno entrarono quattro nuovi membri. I primi otto che avevano iniziato nel 2003 se ne andarono nel 2006, mentre i quattro entrati nel 2005 se ne andarono nel 2008 quando furono nominati quattro membri nuovi. Così abbiamo fatto in modo che quando c’è un cambio di autorità non tutti siano nuovi arrivati, ma invece c’è sempre qualche compagno che ha maturato un po’ di esperienza. Ci siamo resi conto che se un gruppo resta in carica tre anni e poi vengono tutti cambiati con nuovi membri, il problema è che i nuovi non sanno ancora come lavorare. Così abbiamo deciso che prima che si ritiri il gruppo che è in carica, deve entrare un altro gruppo che lavori con coloro che se ne andranno; entrano un anno prima così che possano imparare come si lavora. L’idea è che coloro che sono entrati un anno prima riescano ad avere più o meno un po’ di esperienza per poi condividerla agli altri; tuttora continuiamo in questo modo, così che ci sia un po’ di esperienza all’interno del nuovo gruppo di autorità che entra in funzione.

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Domanda     Comprendiamo che quando c’è una assemblea generale della zona, essa è l’autorità massima in quel momento e quando questa finisce si cede il mandato alla Giunta di Buon Governo; ma quando ci sono episodi di emergenza come ad esempio un uragano o cose del genere, è la Giunta che può decidere cosa fare oppure deve convocare una assemblea? Avete un piano per le emergenze?

Risposta       In realtà non c’è nessun piano, ma quando si presentano dei problemi si decide in quel momento come comportarsi; può succedere che si vìolino certi nostri principi, ma non è che lo si faccia con cattiva intenzione né per voler passare di sopra al popolo; si prendono certe decisioni perché sono situazioni di emergenza. Ma siccome siamo continuamente in contatto con i consigli municipali, si convoca urgentemente un’assemblea con quei loro membri che sono in quel momento presso l’ufficio della Giunta nel caracol, e si prendono decisioni immediate. Per esempio, a noi primi membri della Giunta ci toccò affrontare il problema dell’uragano Stan che si abbatté sulla costa. Cosa successe? Non appena era passato l’uragano ci stavano chiedendo cosa dovevamo fare, ma in quel momento non riuscivamo a convocare immediatamente una riunione straordinaria perché i nostri compagni vivono in villaggi lontani dal caracol, così si dovette fare una riunione tra la Giunta di Buon Governo ed i Consigli Municipali Autonomi; dovevamo dare un po’ del nostro aiuto ai compagni che avevano subito danni e che la Giunta era stata in grado di raggiungere fino a quel momento. Il giorno successivo all’arrivo della notizia, partì un gruppo della Giunta con un po’ di viveri e raggiunse il luogo in cui c’erano dei compagni, inoltre furono convocate delle riunioni straordinarie per trovare dei modi con cui i villaggi potevano dare contributi in base alle loro possibilità, ad esempio con mais, fagioli, tostadas, o con varie altre cose con cui si potevano aiutare le coloro che avevano subito danni. Si fece così, in quell’occasione, la Giunta cominciò a vedere il modo con cui aiutare quei compagni, a partire dalle proprie risorse su cui contava, e successivamente si informarono i villaggi su quello che si era fatto. Poi giunsero gli aiuti da parte dei compagni dei villaggi che cooperarono con mais e fagioli, e poi arrivarono gli aiuti solidali da altri paesi e da altri fratelli solidali dal Messico. Si aiutarono in questo modo, e poi continuammo con altri aiuti alimentari, con la ricostruzione delle case e il soddisfacimento di altre necessità. Quindi, non esiste un piano deciso dal popolo su come intervenire in casi di emergenza, ma si fa in questo modo, facciamo riferimento ai consigli municipali e con essi prendiamo accordi per risolvere le questioni sul momento.

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Domanda     Le risorse per il magazzino che avete fatto sono venute da un lavoro collettivo o da una donazione? Che tipo di lavoro è stato fatto e come è proseguito?

Risposta       Allora, quando si fece il magazzino, c’era uno squilibrio tra i differenti municipi autonomi, cioè alcuni municipi avevano un fondo cassa mentre altri no; alcuni avevano dei progetti mentre altri no; alcuni avevano ricevuto donazioni mentre altri no; per questi motivi sorsero delle lamentele. Si fece una riunione dell’associazione dei municipi e si cominciò a cercare di capire come stavano le cose nella nostra zona. Allora esisteva già l’ospedale di San José del Rio, in esso ci lavoravano dei compagni ma non rendicontavano, cioè non c’era un controllo, neppure il municipio in cui si trova sapeva quali donazioni riceveva. Quando si riunirono le autorità dei quattro municipi fecero chiamare quei compagni che svolgono degli incarichi o dei servizi nella loro zona. Tra di essi, giunsero i compagni che lavoravano nell’ospedale e fu chiesto loro di rendere conto riguardo alle donazioni ricevute nei due anni precedenti; fu chiesto loro quanto denaro restava ancora. La verità è che non avevamo un piano su come gestire queste donazioni, le quali erano usate nell’ospedale per comprare gli alimenti a chi ci lavora; ma l’associazione dei municipi decise che non si continuasse così, cioè utilizzando quei soldi solo per l’ospedale, perché quei soldi erano di tutti. Allora c’erano in cassa 40 mila pesos, ed i compagni dell’associazione dei municipi decisero che potevano essere utili per un magazzino abbandonato che prima apparteneva allo stato. – Adesso è nostra. Dobbiamo aprire botteghe per vendere all’ingrosso e al dettaglio –, dissero i compagni dell’associazione dei municipi. Così i compagni presero un accordo: andiamo ad utilizzare questo denaro, ma non andiamo ad esaurire il capitale di 40 mila pesos, andiamo invece ad investirlo e quando avremo del guadagno lo restituiremo all’ospedale perché possa continuare a funzionare; con quello che guadagneremo andremo a sostenere i compagni che lavorano nell’ospedale, però da adesso dovranno rendere conto di come spendono i loro soldi. Quel denaro veniva da donazioni di nostri fratelli solidali, si utilizzò per il magazzino per non lasciarlo lì fermo, poi è stato usato per le spese del personale dell’ospedale di San José del Rio. Riguardo ad altre questioni, come quella del commercio, ci parleranno di quante botteghe abbiamo adesso. Però tutto questo risultato è stato ottenuto grazie a quello che è uscito dal primo magazzino

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