I sem terra e le lotte contadine nel Brasile del disastro pandemico

Non sono pochi gli episodi violenti verificatisi in Brasile in occasione degli sgomberi di terreni occupati dai contadini. Uno dei più eclatanti è stato quello dell’accampamento Quilombo Campo Grande, nel sud dello Stato di Minas Gerais. Ad oggi, rimane lo sgombero più lungo degli ultimi decenni.

Avrebbe dovuto compiersi nell’arco di una mattinata ed è invece diventata una storia di resistenza prolungata che ha lasciato il segno nelle lotte sociali dello Stato. Per 56 ore le famiglie dei sem terra hanno resistito pacificamente alle pressioni della Polizia Militare, giorno e notte, in mezzo alla strada, sotto il sole forte e il freddo del mattino, respirando polvere e ascoltando minacce.

La battaglia per la terra

Per portare via i sem terra del Quilombo sono stati mobilitati, nel bel mezzo della pandemia, 150 agenti di polizia, che hanno esaurito tutte le camere degli hotel nelle città limitrofe di Campo do Meio e Campos Gerais. Poi, durante la notte, le truppe hanno circondato il campo con elicotteri, auto e droni, e hanno attaccato i sem terra con proiettili, bombe, scudi e manganelli.

Si è trattato del dodicesimo sgombero nella storia del Quilombo Campo Grande, un’area di 11 accampamenti, con circa 450 famiglie e più di duemila persone, uno dei più grandi insediamenti del Movimento dei Sem Terra del Minas Gerais.

L’area è quella della vecchia fattoria di Ariadnópolis, precedentemente appartenente alla Compagnia Agropecuaria dei Fratelli Azevedo. Per decenni il luogo era stato caratterizzato dalla piantagione di canna da zucchero per la produzione di zucchero e alcol, ma soprattutto dalla presenza di lavoro minorile e lavoratori in condizioni di schiavitù. Poi i campi erano stati abbandonati e successivamente occupati dai Sem Terra, che hanno impiantato una coltivazione cooperativa di caffè, coltivato senza l’uso di pesticidi e più volte premiato per l’eccellente qualità.

Nonostante la Costituzione federale sottolinei la funzione sociale della proprietà rurale – per cui lo Stato ha il dovere di individuare le proprietà che non assolvono a tale funzione e procedere quindi ad applicare la legge, espropriando i fondi non conformi per destinarli alla riforma agraria -, in questo caso (e non è il solo) l’enorme ritardo giuridico nell’espropriazione dell’area e nell’assegnazione della stessa ai sem terra ha portato allo sgombero e alla distruzione di una importante iniziativa che permetteva il sostentamento di una comunità di più di 2.000 persone.

Di fatto, dalla ridemocratizzazione ad oggi sono stati realizzati in Brasile almeno 9.341 progetti di insediamento, a beneficio di circa un milione di famiglie. Ma è una goccia nel mare.

Il rapporto “Terra di disuguaglianza: terra, agricoltura e disuguaglianza nel Brasile rurale”, dell’Oxfam Brasile, mostra che, mentre le grandi proprietà terriere corrispondono allo 0,91% del totale degli stabilimenti rurali brasiliani e coprono il 45% dell’intera area rurale del paese, quelli con una superficie inferiore a 10 ettari rappresentano più del 47% degli stabilimenti totali e, a loro volta, occupano meno del 2,3% della superficie totale.

Siamo, in sostanza alla prevalenza assoluta del latifondo e la riforma agraria oltre ad essere urgente, è oltremodo necessaria per combattere la concentrazione della terra e le disuguaglianze sociali che ne derivano.

La battaglia per l’acqua

Naturalmente, oltre che per la terra, i conflitti in Brasile si verificano anche per l’accesso all’acqua. Nel 2020 sono stati registrati quasi 200 episodi che hanno coinvolto circa 35 mila famiglie, soprattutto nella regione centro-ovest.

La maggior parte di tali conflitti sono stati causati dalle grandi imprese minerarie internazionali (43,4%), da imprese private di vario genere (19%), da opere del Governo Federale (11,6%), da attività delle imprese idroelettriche (11,1%), da attività rurali di latifondisti (7,4%) e infine da opere pubbliche locali.

Da ricordare che nel 2019, nella località Brumadinho dello Stato di Minas Gerais, la diga di una miniera di proprietà della società Vale, che aveva la capacità di immagazzinare 12 milioni di metri cubi di acque reflue, ha improvvisamente ceduto, seppellendo 270 persone (11 risultano ancora disperse). Ma nonostante questa e successive altre tragedie, i progetti minerari continuano ad espandersi a livello nazionale con il consenso del governo.

Un esempio è costituito dal progetto del Block e della SudAmericana di Metalli (SAM), una società mineraria a capitale cinese, che prevede la costruzione di una enorme diga progettata per supportare 845 milioni di metri cubi di acque reflue, con un intuibile, pesantissimo impatto su diverse comunità tra il nord di Minas Gerais e il sud di Bahia. Sarebbe la seconda diga mineraria più grande al mondo e potrebbe generare 1,5 miliardi di tonnellate di fanghi in soli 18 anni, il periodo della sua vita utile. Il progetto completo prevede anche la costruzione di un complesso estrattivista, composto da miniera, diga e condotto di 482 km per il trasporto del minerale di ferro fino ad un’altra enorme struttura portuaria di imbarco per l’esportazione. In questo porto, l’acqua inquinata verrebbe scartata e il minerale esportato verso il mercato siderurgico cinese.

È facile capire che la realizzazione di questa o di consimili megaopere comporterà guasti irrimediabili sul vasto corridoio ecologico che attraversa i territori rimanenti della già quasi del tutto estinta Foresta Atlantica, un’area in cui viene coltivato il cacao e che si configura come un rifugio ecologico per molte specie rare.

La solidarietà come forma di lotta

Nonostante queste vicissitudini controverse, anche durante l’anno scorso i popoli delle campagne, delle acque e delle foreste hanno affrontato le avversità con i principi che la loro eredità culturale ancestrale e la cura dei beni comuni hanno loro insegnato, dimostrando, anche nella sofferenza della pandemia, di saper realizzare attività di solidarietà e altruismo.

Visto che le dimostrazioni con molte persone erano sconsigliate ed irrealizzabili a causa del rischio del contagio, Il Movimento dei Sem Terra (MST), i Movimenti delle persone colpite dalle dighe (MAB) e altre organizzazioni sociali contadine hanno organizzato nuove forme di mobilitazione basate sulla solidarietà, e concretamente sulla donazione e la distribuzione di alimenti, pasti, prodotti di igiene.

Con l’appoggio di sindacati e confederazioni, nell’anno del 2020 sono state registrate quasi 200 azioni di questo tipo, che hanno portato ad 850 tonnellate di alimenti donati. In questo inizio di 2021, nel solo Stato del Paraná, il Movimento Sem Terra ha donato 533 tonnellate di alimenti, oltre a distribuire pasti pronti, acqua e alcol in gel igienizzante nelle periferie delle grandi città.

È anche questa una testimonianza di resistenza e di lotta, che si riallaccia alla grande tradizione contadina brasiliana sui temi della riforma agraria e della sovranità alimentare.

Bolsonaro, i sem terra e il movimento delle donne

Il governo Bolsonaro ha eliminato una serie di programmi e politiche pubbliche nati sotto i governi precedenti del PT di Lula, che favorivano l’agricoltura familiare ed i piccoli produttori rurali, spesso uniti in cooperative. Il primo ad essere colpito è stato il più significativo: il Programma Nazionale della Riforma Agraria. Ma sono stati parimenti smantellati il Piano Nazionale per l’Agroecologia e la Produzione Biologica (Planapo) e il Programma di Acquisizione di Alimenti (PAA), con il quale lo Stato garantiva l’acquisto della produzione ai contadini per stabilizzare i prezzi ed evitare il ricatto al ribasso dei grossisti e della grande distribuzione o la perdita dei raccolti.

Ed è stato messo nell’angolo anche il Programma Nazionale di Alimentazione Scolastica (PNAE), con cui si somministravano pasti salutari agli alunni di tutte le scuole pubbliche comprando una quota minima obbligatoria di alimenti provenienti dall’agricoltura familiare.

Sono tutte decisioni che dicono chiaramente come l’attuale governo preferisca penalizzare i piccoli agricoltori per favorire le grandi imprese dell’agrobusiness. Ma c’è di più.

Il bilancio pubblico per l’anno in corso, nello stesso tempo in cui riduce gli investimenti per l’agricoltura familiare, riserva ben 21 miliardi di reais (3,5 miliardi di euro) ai decreti-legge voluti dai parlamentari di centro e centrodestra – alleati di Bolsonaro e sua garanzia di non essere deposto con l’impeachment -; stanzia altri 8 miliardi di reais (1,4 miliardi di euro) per l’acquisto di aerei caccia e sottomarini inutili per la lotta al covid-19 e alla fame; e destina solo 2 miliardi di reais (340 milioni di euro) per sostenere il ministero della Salute contro la pandemia.

Ma il Movimento Sem Terra non se ne è restato a braccia incrociate. Il 7 aprile scorso nella cittadina di Governador Valadares, nello Stato di Minas Gerais, un’ottantina di militanti hanno occupato un ospedale pronto al 90% e ancora inoperante, chiedendo al Sindaco e al Governatore dello Stato la sua immediata apertura, visto che le due istituzioni avevano ricevuto un totale di 130 milioni di reais (22 milioni di euro) per la conclusione dell’opera e per l’acquisizione delle attrezzature e dei vaccini anti-covid.

E un altro filone importante delle iniziative di lotta è quello incarnato dalle donne del Movimento, che a marzo dello scorso anno, poco prima dello scoppio della pandemia avevano realizzato il Primo Incontro Nazionale delle Donne dell’MST nella capitale Brasilia. L’evento aveva riunito 3.500 donne provenienti da tutto il Brasile e inaugurato una campagna di mobilitazione a partire dallo slogan #EleNão (Lui No), riferito a Bolsonaro.

Nonostante il pesante anno di pandemia, le donne del Movimento si sono organizzate recentemente in una Articolazione di Femminismo Popolare, con l’obiettivo di rafforzare le attività di solidarietà e alleviare l’impoverimento delle famiglie, ma anche per rafforzare il fronte di lotta complessivo nei confronti di un governo inerte, che sta causando un vero e proprio genocidio del suo popolo.

Hanno previsto perciò riunioni virtuali sul ruolo dello Stato e delle multinazionali nel contesto della pandemia, considerati dal punto di vista femminista; la qual cosa si riversa immediatamente sulla organizzazione pratica della resistenza popolare, visto che in Brasile la maggioranza delle famiglie povere è gestita da donne.

Gli obiettivi dei sem terra a breve e a lungo termine

Un settore importante e strategico nel quale il Movimento dei Sem Terra è impegnato da tempo è quello della promozione dell’agricoltura agroecologica, integrata agli ecosistemi nativi ed esente dall’utilizzo di agrotossici, pesticidi e altri veleni prodotti dalle multinazionali della chimica e della farmaceutica.

Il Movimento considera molto importanti il riscatto della sovranità culturale, la difesa dei modi di vivere, la trasparenza del modo in cui viene prodotto il cibo, l’utilizzo dei cibi locali, la loro centralità dal punto di vista nutrizionale. La grande sfida è quella di produrre cibo sano, sia per l’approvvigionamento delle famiglie contadine, sia per la società brasiliana in generale.

L’opzione per una produzione e per un consumo di prodotti sani tende a crescere in Brasile come nel mondo intero, e l’unica classe che può offrire un cibo senza veleni è quella dei piccoli agricoltori familiari, dei contadini e delle contadine. Ma l’agricoltura agroecologica è anche un mezzo efficace per l’uscita dalla crisi economica, perché non si tratta semplicemente di avere accesso alla terra e produrre senza pesticidi. L’MST sta costruendo sistemi di produzione agroecologica che possano garantire l’autonomia contadina, il cibo, l’autonomia economica, la sovranità foraggera per l’alimentazione degli allevamenti e la garanzia dell’accesso all’acqua.

Un esempio lampante è il lancio sul mercato, nello scorso 30 marzo, della linea di prodotti biologici certificati “Terra Livre” (Terra Libera), che per ora contemplano marmellate, succhi di frutta, passata di pomodoro e soprattutto riso, visto che il Movimento è il maggior produttore di riso biologico dell’America Latina.

Come annunciato nella loro “Lettera al Popolo brasiliano” nel febbraio scorso, gli obiettivi fondamentali delle lotte e delle rivendicazioni del Movimento dei Sem Terra in questo anno 2021 – in presenza di una congiuntura politica instabile a causa dei disastri sanitari, economici e sociali causati dal governo genocida di Bolsonaro –  si concretizzano in tre punti, concordati in maniera unitaria dalle forze sociali e popolari di opposizione: la vaccinazione per tutti, con aumento delle risorse pubbliche per il Sistema Unico di Salute; l’Aiuto mensile di emergenza di R$ 600 (100 euro) e l’approvazione della Legge Assis Carvalho, che beneficia le famiglie contadine con R$ 1.600 al mese (270 euro).

Oltre, Ovviamente, all’indispensabile “Fuori Bolsonaro!”

Nella Lettera il Movimento afferma altresì che continuerà ad ispirarsi all’esempio di Paulo Freire nell’anno del centenario della sua nascita, a produrre cibo sano, a piantare alberi, a svolgere formazione politica e a contribuire ad azioni di solidarietà nelle periferie urbane insieme ad altri movimenti popolari alleati nella lotta.

L’MST riafferma inoltre la sua solidarietà a tutti i popoli che lottano nel mondo e che resistono alle politiche del neocolonialismo, dell’imperialismo e della crescente esclusione e migrazione forzata; in particolar modo ai contadini dell’India che combattono da diverse settimane. Simpatizza con le genti della campagna, delle acque e delle foreste in lotta. Si unisce alla lotta contro il razzismo, contro la fobia rispetto alle persone LGBTIQA+ e contro il patriarcato in tutto il mondo.

Infine, si impegna a rafforzare l’intesa, in Brasile e a livello internazionale, con tutte le forze sociali e popolari che vogliono costruire una società basata sulla solidarietà, l’uguaglianza e la giustizia sociale. In sostanza, con chiunque intenda battersi per un’autentica società socialista.

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