A proposito delle visioni apocalittiche della fine

Qualche settimana fa e morto a Tubinga Hans Küng, uno dei grandi teologi del Novecento e protagonista significativo della cultura del nostro tempo, indipendentemente dalla curvatura religiosa della sua elaborazione.

LEF lo ricorda con un brano tratto da “L’inizio di tutte le cose” del 2005 (nell’edizione italiana di Rizzoli, 2006, è a p. 233 e sgg).

Lo riteniamo adatto a questi tempi, perché contrasta la logica apocalittica e fornisce argomenti alla speranza. 

“A proposito delle visioni apocalittiche della fine” di Hans Küng

Il problema pressante e incombente per il contemporaneo medio non è tanto la fine del nostro universo, della cui enorme estensione temporale spaziale le generazioni bibliche non avevano senz’altro idea. Il problema è piuttosto la fine del mondo per noi, la fine della nostra terra, più precisamente dell’umanità: fine del mondo come fine dell’umanità fatta dagli uomini.

Molti «cristiani rinati», alla luce di tutte le catastrofi mondiali, le guerre, le carestie, i terremoti, gli tsunami e le altre catastrofi naturali, citano la visione opprimente e spaventosa del Nuovo Testamento e con essa fomentano le paure: «Sentirete poi parlare di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi: è necessario che tutto questo avvenga, ma non è ancora la fine. Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti; ma tutto questo è solo l’inizio dei dolori. […] Subito dopo la tribolazione di quei giorni il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte» (Mt 24,6-8,29).

Oggi non si ha di certo bisogno di leggere le storie della fine del mondo di Poe o di Dürrenmatt, né di guardare film catastrofici: noi siamo, a memoria d’uomo, la prima generazione umana che con lo scatenamento della forza nucleare è capace di porre fine all’umanità! Le piccole bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e l’incidente al reattore nucleare di Chernobyl hanno mostrato ovunque agli uomini cosa significherebbe una guerra nucleare in grande stile: la terra diventerebbe inabitabile.

Ma oggi, dal momento che con la fine della guerra fredda il pericolo di una grande guerra atomica è molto diminuito, gli uomini temono ancora di più «piccole» guerre nucleari tra popoli nazionalisti fanatici o scatenati da gruppi terroristici. Essi temono, però, soprattutto il collasso ambientale, che potrebbe parimenti distruggere la nostra terra: il cambiamento del clima, la sovrappopolazione, le catastrofi dei rifiuti tossici, il buco dell’ozono, l’aria inquinata, i terreni avvelenati, le acque contaminate chimicamente, la mancanza d’acqua… Persino l’astronomo e cosmologo inglese Martin Rees, citato qui più volte per l’alquanto ipotetica teoria del multiverso, si abbandona nel suo più recente libro dal titolo Our Final Century? – «Il secolo finale» – alla luce dei molti reali man-made problems a pronostici deprimenti, scenari catastrofici e critiche alle scienze naturali.

Visioni apocalittiche, che potrebbero senz’altro diventare realtà, se l’umanità non si deciderà energicamente per maggiori misure di difesa e di riforma in tutti gli ambiti – dalla protezione dell’ambiente fino al controllo delle nascite. Ma proprio negli Stati Uniti, la potenza guida dell’Occidente, manca ancora, fino a oggi, una riconversione economico-sociale. Al contrario, i grandi attentati criminali dei fanatici musulmani dell’11 settembre 2001 hanno portato là a un boom senza precedenti della letteratura «cristiana» della fine dei tempi. La moderna fede nel progresso, diffusa sin dai primi romanzi tecnico avveniristici di Jules Verne negli anni ‘60 del XIX secolo, si e rovesciato in scetticismo e pessimismo.

Qui si mischiano storia e fantasia, apocalissi ed esoterismo, cristiano e pseudocristiano. Left behind, il romanzo di una casa editrice luterana giunto sino a undici volumi ha raggiunto tirature di milioni di copie: esso mostra come «i cattivi» vengono scacciati e «lasciati indietro» dal secondo avvento di Cristo. Ancora più conosciuta è la resa cinematografica del libro Armageddon, nel quale i cristiani vengono le forze del male nella battaglia finale, dove naturalmente gli americani si identificano con «i buoni» e così legittimano più volte anche nel presente la loro politica militare e le loro guerre preventive per il petrolio e l’egemonia.

Già il presidente Ronald Reagan, che non differenziava sempre in modo chiaro tra la realtà virtuale e quello reale, e che prevedeva una «Guerra stellare», credeva come testimoni di Geova in Armageddon … Quel che è ancora peggio è che alcune persone considerino operano storiche dei romanzi scritti in modo avvincente, come il Codice da Vinci di Dan Brown e il Santo Graal, e che persino un presidente americano perspicace come Bill Clinton abbia preso per oro colato un romanzo (riccamente documentato col sostegno dei circoli neoconservatori del Pentagono) sulla minaccia di un attacco biologico agli Stati Uniti e abbia impartito ai militari adeguate istruzioni al riguardo.

Tutti questi apocalittici, con il loro enorme seguito di cristiani conservatori, hanno urgentemente bisogno di delucidazioni su cosa intendono veramente i passaggi apocalittici della Bibbia.

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