Dalla diserzione alla repressione, dalla paura alla rivolta

La diserzione del lockdown

Ai primi vagiti della pandemia le correnti invisibili delle connessioni della macchina planetaria hanno involontariamente consentito il coagularsi della consapevolezza del rischio e della necessità di chiudere tutto, bloccando d’un colpo o riducendo drasticamente la riproduzione del rapporto sociale di capitale: d’improvviso, di fronte alla morte annunciata, la nuova classe operaia (quella del 99% della società, che vede al proprio interno praticamente tutti i ceti sociali ad eccezione dei funzionari e dei rappresentanti del capitale) ha deciso di disertare la guerra della produzione. Il lockdown è emerso, così, dalle viscere della società: la biosfera per qualche mese ha provato a rimarginare le ferite di un secolo, e nelle città senza automobili si sono riapparsi rami intrecciati e canti d’usignolo.

I rappresentanti della macchina aliena del capitale, i governi e le governance, che inizialmente hanno provato a nascondere il pericolo, dietro le ancora tiepide giornate d’autunno (per l’emisfero boreale) dell’anno primo (2019) dell’era pandemica, hanno dovuto subire: la rete, pur a servizio della macchina, ha dato voce al mare delle persone: “fermare il lavoro che diffonde il virus assassino, subito reddito per tutti”.

E così, nonostante l’evidente contrarietà, governi e governance in pochi giorni hanno ribaltato la massima fino ad allora egemone, stampando soldi a valanga e mettendosi a gridare, come fulminati sulla via di Damasco: “più stato, meno mercato”.

L’interconnessione della paura nel primo anno dell’era pandemica ha spostato i rapporti di forza a favore della nuova classe operaia.

Il vaccino e la repressione

“Più stato, meno mercato”, hanno detto, perché “contro il virus c’è la guerra”. E infatti sono stati investiti, dagli stati e dalle confederazioni di stati, miliardi di euro, dollari, rubli, yen per finanziare la ricerca delle Big Pharma e ottenere nel più breve tempo possibile l’arma letale, il vaccino. Contro il virus ma anche contro il potere di fatto acquisito dalla moltitudine.

I grandi investimenti e l’impegno dei rappresentanti della macchina aliena a cercare una soluzione per riportare la “normalità” sono stati premiati con la produzione di vaccini in tempi record. E grazie ai vaccini, che riducono o azzerano la paura, si possono riportare al livello pre-pandemico i rapporti di forza tra la macchina e i suoi rappresentanti, da un lato e l’umanità nella sua stragrande maggioranza, dall’altro.

Con il vaccino la macchina può riprendere a spingere, a mangiare la biosfera e a riprodurre il rapporto sociale del capitale. Con il vaccino si “salvano” le persone e si torna “alla normalità”. Il braccio di ferro, temporaneamente a favore delle masse, torna alla situazione determinata dai rapporti di forza preesistenti.

Il lockdown diventa, infatti, parzialissimo: i rappresentanti della macchina aliena nel mentre ristabiliscono l’ordine coattivo del lavoro, reprimono ogni altra attività umana che abbia contenuti di socialità, costruendo una caserma a cielo aperto. La repressione dei corpi e della loro produttività fuori della immediata coazione al lavoro (al cinema, al teatro, nei parchi, per le strade, sulle spiagge, nei sentieri di montagna) non ha solo una funzione di parziale riduzione del rischio di contagio (a compensazione del mancato lockdown delle fabbriche), ma anche un intento disciplinare e punitivo.

In sostanza alla fine il “lockdown disciplinare e securitario”  ha prevalso, almeno finora, sulla possibilità di un lockdown del “rifiuto del lavoro”.

La paura

Ma la pandemia ha fornito alla “futura umanità” due importanti indicazioni.

La prima è che la scoperta della fragilità non riguarda solo le persone: anche la macchina aliena è fragile, perchè la sua riproduzione può essere interrotta dalla diserzione della nuova classe operaia, la quale, a causa o grazie (a seconda dei punti di vista) della interconnessione permanente e globale degli individui è diventata molto più potente.  Anche quel sistema insensibile e alieno adesso prova paura.

La seconda è che per riprodursi, quella stessa macchina aliena, non può utilizzare tutto il potenziale a sua disposizione. Ovvero una parte di esso, sempre crescente, deve essere dedicata necessariamente alla salvaguardia della specie umana. E’ necessario, cioè, che sia garantita la salute pubblica e che si mitighi il consumo distruttivo della biosfera. Ma questo limite, il limite dei corpi e della natura, è un nodo scorsoio per la macchina aliena, per la quale le frontiere di ogni genere sono una contraddizione insolubile.

Il piano dello stato di crisi permanente, inaugurato dopo la “fine della storia” festeggiata sulle macerie del Muro, sta andando in pezzi e l’assorbimento di queste criticità globali non sarà uno scherzo.

La rivolta

Se cala la paura non è detto che si smarrisca la memoria.

Abbiamo imparato che è possibile fermare la macchina aliena, che fermandola si campa lo stesso perché non è vero che “i soldi non ci sono”.  Perché in realtà il denaro che circola rappresenta solo una piccola parte della ricchezza reale accumulata, e che essa sarebbe sufficiente per sempre a garantire una vita decente all’intera umanità senza che si continui a consumare la biosfera, riducendo la pretesa di occupare come specie ogni anfratto del pianeta. Abbiamo imparato, poi, che non è accettabile che la salvaguardia della vita delle persone sia affidata al meccanismo del profitto immediato.

Eppure, ristabilito l’ordine e la normalità, già adesso che la la guerra al virus non è ancora finita, sta riprendendo con rinnovata forza la lotta di classe dall’alto della macchina aliena contro l’umanità. Vorranno riportare alla funzionalità per il capitale la sanità pubblica e la dinamica dei redditi, perché non passi il principio che “lavoro o non lavoro, si deve campare”.

Ma dopo la pandemia una sanità e un reddito non garantito per tutti sarà accettabile per questa nuova classe operaia del 99% che, dentro la cornice della “normalità”, è “no future”?

O, forse, si prepara uno scenario di rivolte in cui l’esercizio della forza sarà sempre più legato alla rete e alle piattaforme (una pratica violentissima contro la macchina aliena del capitale e non violenta verso le persone) e dove il dualismo classico della strategia e della tattica sarà necessariamente invertito: la strategia la decide la moltitudine, questa nuova classe operaia colma d’intelligenza diffusa e di capacità, con il suo livello di crescente interconnessione e autonomia dalla macchina aliena, la tattica la fa l’organizzazione rivoluzionaria. La cui esistenza e consistenza diventerà a breve (sta già diventando) di nuovo urgente. Essa non potrà porsi il problema di guidare ma di come essere guidata. Avrà bisogno dell’agire accorto per “praticare gli obiettivi” e del pensare estremo per rimanere coerente con le rivolte, senza pretendere né di determinarle, né di dirigerle. Nella consapevolezza di essere una struttura al servizio del movimento reale (e non il contrario) in grado di “camminare domandando” e non di “comandare ordinando”.

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1 commento

  1. […] multiple che la “macchina aliena” del capitalismo contemporaneo (si veda, a tal proposito, https://www.lefrivista.it/2021/04/10/dalla-diserzione-alla-repressione-dalla-paura-alla-rivolta/) continua a proporci di continuo – mancanza di svago, di vacanze, di voli low cost, di aperitivi, […]

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