La nicotiana tabacum

dall’uso rituale alle moderne prospettive terapeutiche

di Tania Re

Il tabacco è stato a lungo in uso come pianta psicoattiva nelle Americhe; tuttavia, al momento dell’arrivo degli Europei nel Nord America, divenne popolare unicamente come sostanza ludica. Quella destinazione, come è noto, portò allo sviluppo dell’economia del Sud degli Stati Uniti, parallelamente al cotone. Di lì si è poi avuta la crescita abnorme delle industrie del tabacco, fino alla diffusione delle informazioni sulla sua dannosità per la salute umana.

Nell’Amazonia peruviana le cose si pongono, però, in modo diverso. Intanto vi sono delle varietà di tabacco selvatiche semicoltivate come la Nicotiana glauca, rústica, attenuata, paniculata, che contengono una percentuale del 18% di nicotina, il principale alcaloide psicoattivo contenuto in questa pianta. La Nicotiana tabacum, da cui deriva la produzione di sigarette in tutto il mondo, contiene al massimo il 2% di Nicotina, una percentuale molto più bassa rispetto alle varietà amazzoniche.

Inoltre, la visione indigena del tabacco è differente da quella occidentale. Il tabacco delle sigarette assunto attraverso la combustione della pianta è sicuramente pericoloso per la salute; ma il pericolo non sta nella pianta in quanto tale. Dipende, invece, da come il tabacco viene assunto e dalla provenienza della pianta.

Gli Inca sulle Ande peruviane utilizzavano la parola “Tupac sayri” per indicare il tabacco nobile da utilizzare durante le cerimonie, diverso dal “Sayri”, il tabacco comune che veniva utilizzato quotidianamente.

Di fatto, nell’Amazzonia Peruviana la purga di tabacco si usa ancora come coadiuvante della salute fisica e psichica degli individui. Il tabacco viene preparato sotto forma di estratto acquoso con una funzione emetica, ovvero fa vomitare chi lo assume. Gli effetti variano molto da persona a persona: a volte i conati durano circa 30 minuti, altre volte alcune ore. In ogni caso, l’indicazione al termine della cerimonia è quella di lavarsi e di riposare. Passato l’effetto sgradevole del vomitivo, e la stanchezza che ne segue, la persona sperimenta una maggiore calma e chiarezza.

Questa profilassi si usa principalmente nel caso di conflitti o per aiutare la disintossicazione delle persone dipendenti dall’alcol. Ma il tabacco è comunque una pianta che ciclicamente tutti utilizzano come sorta di pulizia fisica e mentale.

Ci sono molte specie di piante di tabacco, del genere botanico Nicotiana Per inciso, il termine “Nicotiana” fu introdotto in onore dell’ambasciatore francese in Portogallo di nome Jean Nicot, che nel1559 fece arrivare un esemplare della pianta, alla corte di Caterina de’ Medici proprio come medicina da usare contro la nausea.

Ma al di là delle tradizioni e della storia, è davvero possibile una destinazione medica del tabacco. Del resto, la Nicotina è uno degli alcaloidi più conosciuti, e già è stato fondamentale per studiare le comunicazioni chimiche tra i nostri neuroni. L’assunzione di nicotina produce modificazioni fisiologiche molto complesse studiate approfonditamente dalle neuroscienze. Ma tra gli alcaloidi contenuti nel Tabacco troviamo anche betacarboline e alcaloidi armalinici, che ricordano la composizione chimica di altre piante psicoattive tra cui la Psychotria Viridis.

Oggi le prospettive di utilizzo del tabacco in ambito clinico sono piuttosto varie ed estremamente interessanti. Ed è opportuno ricordare, in questo periodo di pandemia, che già è stato ricavato dal tabacco un farmaco sperimentale contro il virus Ebola ed è stato dimostrato che è possibile far produrre alla pianta una proteina da usare come antivirale contro l’Hiv (https://www.hindawi.com/journals/jb/2016/4928637/tab1/). Mentre nell’ambito del progetto europeo Newcotiana, il tabacco si prepara a trasformarsi da nemico della salute ad amico, in particolare per il trattamento di patologie come l’Alzheimer e in ambito cosmeceutico (Ohshima et. al. 2018).

Potrebbe forse essere di qualche utilità per anche per il tanto temuto Covid19?

In ogni caso, ancora una volta l’antica conoscenza etnomedica delle popolazioni tradizionali consegna alla moderna ricerca scientifica un incredibile patrimonio di conoscenze ancestrali – in ambito clinico ma anche preventivo – per molte patologie che affiggono la comunità umana.

Tania Re

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